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Tonino Guerra 
di  Anna Lapenna Malerba

Si potrebbe chiamare Come nasce un soggetto e per molti sarebbe stata una preziosa lezione di sceneggiatura dal vivo - per me una gioia - e un piacere è stato vederli al lavoro - Gigi e Tonino quando comodamente seduti sui divani della nostra casa, a via Tor Millina, davanti a quelle finestre aperte sui tetti di Roma - perché sempre nella sua casa Gigi preferiva lavorare - poco alla volta partendo da un’idea, facendo rimbalzare parola dopo parola da uno all’altro – davano forma alla scena. Lavoravano sulla stessa linea, lo stesso genere di fantasia - con un’intesa profonda. 

Poi quando era giunto il momento Gigi si sedeva al tavolo, di fronte alla sua Olivetti, e cominciava a scrivere.
La diversità tra loro - che pure c’era ed era grande - appariva in seguito, appunto nel momento della scrittura.
Tonino era un improvvisatore. Niente riletture, niente correzioni. Nessuna soddisfazione lasciava ai filologi. 

Gigi mi diceva che non si trattava soltanto di pigrizia, anche se pigro pigrissimo - lo era davvero Tonino - ma piuttosto che le sue correzioni non miglioravano il testo - La prima stesura era sempre la migliore. 
E allora, dal soggetto, dalla scaletta sommariamente buttata giù insieme, il lavoro di scrittura e di revisione era quasi sempre opera di Malerba. 
Era soprattutto un poeta Tonino e un grande cantastorie, se così posso definirlo. 
Non era un costruttore di cattedrali - come Malerba. 
Raccontava con le parole, ma più ancora con il corpo i gesti e le mani. 
Quando era necessario esporre un progetto a un produttore - per convincerlo a fare il film - era lui che se ne assumeva il compito. Lui sapeva, da un breve soggetto buttato giù in fretta la sera prima, trarre una recita di un’ora - suscitando interesse e meraviglia.
Era un grande attore Tonino. 
Malerba invece a recitare non era bravo né molto a parlare. 
Malerba era bravo a scrivere. 
Tonino in quegli anni quasi quasi viveva da noi. Almeno nella fase creativa dei testi. Poi andava a casa sua, a Piazzale Clodio, un anonimo appartamento un po’ triste e disadorno, che non gli assomigliava affatto - ma guarda caso era molto vicino alla RAI di via Teulada - il potere gli dava sicurezza. E lì scriveva quelle parti di sceneggiatura che si sentiva di affrontare - quegli episodi che Gigi generosamente gli lasciava scegliere. 
Viveva solo Tonino – separato dalla moglie, sposata in gioventù, che insieme ai due figli era rimasta in Romagna – a Sant’Arcangelo. 

Avventure brevi e burrascose - con donne giovani e bellissime affollavano ora la sua vita - o forse solo la sua fantasia.
Al mattino nei momenti culminanti di queste avventure arrivava la sua telefonata con l’aggiornamento amoroso erotico  
- le ultime della notte - come Gigi le chiamava.
Per lo più racconti fantastici - a volte ricchi di particolari – ma senza nessuna morbosità – come se raccontasse e forse era proprio così - avventure di personaggi irreali. 
Maestro era nell’attribuire con estrosa creatività a sguardi gesti e parole improbabili e allusivi significati a lui solo diretti. Veri e propri romanzi. 
Durante le riprese di C’era una volta – fu quasi quasi sfidato a duello - ci raccontò - da un nobile marito siciliano furiosamente geloso degli sguardi sensuali – di desiderio e invito - che la giovane e bellissima moglie, per il resto muta e immobile, senza pronunciare una parola - a lui aveva indirizzato durante il pranzo - da un capo all’altro della lunga tavola. Lui sosteneva che il marito aveva ragione che lui lo capiva - che quegli sguardi erano davvero colpevoli - più di un contatto vero e proprio. 
Tra lui e la muta, bellissima dama, quella sera a cena, era stato commesso davvero adulterio. 
Spesso era torturato da sensi di colpa, e soprattutto da gravi preoccupazioni economiche. 
Di restare senza lavoro, in miseria e povertà moltissimo temeva – e quando in giro questo un po’ si seppe - i produttori come falchi ne approfittarono e compensi miserevoli e condizioni durissime ottennero da lui.

Ricco invece di idee lo sappiamo era il nostro Tonino e gran narratore – e con i produttori e con i registi parlava e raccontava fantasticava e proponeva finché di quell’idea, venuta da lui - ma che sembrava sorta lì in mezzo a loro – volatile e orfana - qualcuno svelto si impossessava. 
Furti più o meno coscienti - più o meno volontari.
Ma noi lo sapevamo, noi sì lo sapevamo, quanto di suo c’era - non riconosciuto - in moltissimi film dei registi con i quali lavorava. 
Di Blow-Up per esempio le scene più note - sono di Tonino. La famosa partita a tennis senza palla addirittura - è di Tonino. Ma quando Antonioni parlava o Fellini anche - o pubblicavano o citavano la sceneggiatura - il nome di Tonino veniva, come per caso, dimenticato. Ohibòmaguardaunpò!
Gigi lo rimproverava per quel suo accettare sempre qualsiasi condizione per non difendere mai la paternità delle sue invenzioni 
– Sono affamati di idee, le assorbono anche involontariamente, ti logorano, non devi permetterlo – così gli diceva - così cercava di aiutarlo - ma Tonino era, a dirla tutta, un po’ moltissimo vile purtroppo - e si lasciò sempre sfruttare.
Gigi invece non volle mai lavorare per Ferreri per esempio - o per Fellini soprattutto - nemmeno quando fu Tonino a insistere, per piacere, di accettare – Lavoreremo insieme come spesso facciamo 
Nemmeno in questo caso Gigi accettò – nonostante le ripetute richieste e le generose offerte. 
La ragione del suo rifiuto era la stessa – io credo - che faceva desiderare e richiedere ai due registi - la sua collaborazione. 

Era l’area inventiva in cui Gigi viaggiava, la sua fantasia – in parte simile ma ancor più ardita e originale di quella di Fellini e Ferreri – che loro desideravano, alla quale bramavano pascersi - e allora chi avrebbe potuto frenare la loro nota ingordigia?
Poi Tonino andò in Russia e non per caso lì avvennero per lui alcuni importanti eventi 
- conobbe Lara, la donna della sua vita, il suo nuovo amore, così almeno andava dicendo 
- nacque con il grande Tarkovski più ancora di una collaborazione cinematografica - un grande sodalizio 
- e soprattutto in Russia Tonino trovò - la sua vera patria. 
Tonino era facile alla commozione, alla gioia -  parlava di sentimenti senza dover ricorrere all’ironia per smitizzarli, soffriva, si spaventava e si consolava presto - e tutto questo è molto russo. 
Come il medioevo era per Malerba il luogo delle sue fantasie - la Russia lo era per Tonino. 
Tonino e Lara si sposarono a Mosca. Poi lui tornò in Italia da solo e ci venne a trovare. 
Ci disse che le Autorità - c’era ancora l’Unione sovietica naturalmente - gli avevano promesso che fra due mesi, forse, o anche qualcuno di più - gli avrebbero inviato la giovane moglie - E speriamo che non me ne mandino per sbaglio un’altra, ci disse sinceramente preoccupato. Il nome sono sicuro di averlo scritto giusto.