p. 38-43 > Prime notizie dal Fondo Carlo Villa dell’Archivio del Novecento

Prime notizie dal Fondo Carlo Villa dell’Archivio del Novecento

Arianna Saggio

 

NdR: Gli articoli pubblicati su Rossocorpolingua riguardanti Emilio Villa si originano dal lavoro svolto nell’ambito del Centro Internazionale di Ricerca Emilio Villa

 

Riassunto

L’obiettivo del presente contributo consiste nella presentazione del Fondo Carlo Villa depositato presso l’Archivio del Novecento di Roma, Università La Sapienza. Le carte del poeta e scrittore romano sono in fase di descrizione e ordinamento: in questa sede si espongono i primi risultati del lavoro d’archivio e si fornisce una breve rassegna delle tipologie documentali più importanti.

Parole Chiave: Carlo Villa, Archivio del Novecento Sapienza, archivio letterario, carte d’autore, letteratura italiana contemporanea

 

Abstract

The aim of this paper consists in the presentation of the Carlo Villa Collection at the Archivio del Novecento in Rome, Sapienza University. The archival documents of the Roman poet and writer are being described and sorted: the contribution exposes the first results of the archival work and provides a brief review of the most important documentary typologies.

Keywords: Carlo Villa, Archivio del Novecento, literary archive, author’s papers, Italian contemporary literature.

 

All’interno del ricco patrimonio letterario dell’Archivio del Novecento di Roma si trovano alcuni fondi d’autore ancora poco esplorati: è il caso del Fondo Carlo Villa, recentemente acquisito dall’Università degli Studi “La Sapienza” e ancora in fase di descrizione e ordinamento. Una seconda parte dell’archivio di Villa, donata dall’autore nel 1997, è custodita dal Centro Manoscritti dell’Università di Pavia.

Intorno alle carte romane di Villa dal 2021 è in corso un tirocinio formativo, attivato e guidato dalla professoressa Bello, direttrice dell’Archivio, destinato agli studenti e alle studentesse del corso di laurea magistrale in Filologia moderna. L’obiettivo principale è quello di condurre un’analisi complessiva del Fondo, giunto in uno stato di disordine, ma rilevante per quantità e qualità dei materiali. Si tratta di un’operazione preliminare volta alla ricognizione dei documenti presenti e a una loro descrizione approssimativa, ossia della fase necessaria a una successiva analisi, più accurata, e all’effettiva realizzazione dell’inventario. Lo stadio embrionale dell’ordinamento e la sua stessa condizione di work in progress non consentono, ad oggi, di quantificare con precisione la consistenza archivistica, così come non è ancora possibile disporre di una panoramica esaustiva delle numerose carte del fondo romano. In questa sede si cercherà di dar conto dei primi risultati raggiunti, per avviare una riflessione auspicabilmente sempre più approfondita su un autore oggi ai margini del discorso critico e letterario.

Le carte depositate all’Archivio del Novecento coprono un arco cronologico molto vasto e testimoniano una produzione letteraria e intellettuale fluviale, documentata dagli anni Sessanta almeno fino al 2016; in particolare, portano alla luce una stretta correlazione tra la scrittura dell’autore e la fisionomia del suo archivio, oltre a mostrare un intreccio costante fra la dimensione pubblica e quella privata.

 

La personalità di Carlo Villa si distingue per una inesauribile poliedricità: la sua produzione comprende opere di poesia, di narrativa, di saggistica e di critica (suo, ad esempio, l’Invito alla lettura di Vasco Pratolini, edito da Mursia). L’esordio poetico di Villa avviene negli anni Sessanta: due poesie, M’hanno detto di un posto e La finestra sotto le fondamenta, sono presentate da Leonardo Sinisgalli su «La Fiera letteraria»[1] del 1959 e, tre anni più tardi, nel 1962, appare la prima raccolta poetica: Il privilegio di essere vivi, prefata da Pier Paolo Pasolini; quest’ultimo mette subito in luce la peculiarità della scrittura di Villa, parlando di «inquietudine linguisticamente abrasiva, stravolgente»[2] e di una riuscita commistione tra «astrattismo e psicologia figurativa, pre-grammaticalità e malumore sociale»[3]. Nell’introduzione a Cento di questi fogli, Alfredo Giuliani, riprendendo l’intuizione pasoliniana, evidenzia il ricorso all’«ironia per stravolgere […] positività e valori, dati di fatto e certezze […]»[4]. Non meno complessa è la prosa, originale nella ricerca linguistica e anch’essa «accanita nella “cercazione di concetti”»[5], da La nausea media (Einaudi, 1964), anticipata anche su «Il menabò» nel 1963, a Il canto di Cherubino (Società Editrice Fiorentina, 2016). Lo «scavo ossessivo nei propri temi»[6] si riflette anche nello stato delle carte, in particolar modo per quanto riguarda gli appunti personali di Villa, di cui si dirà più avanti.

Degna di nota, poi, la sua collaborazione col mondo della radio[7] e assidua quella nel giornalismo[8]. Un estro versatile, il suo, e tutt’altro che marginale, apprezzato soprattutto sul versante poetico. Ad oggi, tuttavia, quella di Villa è una figura ingiustamente relegata ai confini degli studi: riflettere sull’archivio, sulle sue carte, favorendo una sinergia tra la disciplina archivistica e la ricerca filologica, contribuisce allora non solo all’adeguata valorizzazione di un patrimonio archivistico prezioso, ma anche a una corretta ricollocazione della voce dell’autore nel panorama storico-letterario.

 

Le carte di Villa sono state donate in scatole da imballaggio voluminose, il cui contenuto si presenta, agli occhi del letterato e dell’archivista, in maniera assai caotica: la coerenza tematica di numerosi gruppi di documenti – relativi soprattutto alle opere – contrasta con la massa variegata di biglietti, appunti manoscritti su supporti di ogni tipo, materiali eterogenei. Raramente si riesce a ricostruire un filo tematico e cronologico fra le carte sparse all’interno del medesimo contenitore: questo spinge a ipotizzare che il soggetto produttore – o altri, al suo posto – non abbia seguito, nel riunire i documenti per la donazione, un criterio preciso. In ogni caso, nella descrizione provvisoria che il gruppo di studenti e di studentesse sta realizzando è rigorosamente rispettato l’ordine delle carte al momento dell’arrivo in Archivio, per non alterare o perdere un eventuale disegno autoriale. I criteri di descrizione delle carte sono stati stabiliti all’inizio del lavoro di ricognizione e, in questa fase, sono orientati a fornire un insieme sommario di informazioni per ogni unità documentaria, col fine di enucleare le tipologie di carte presenti; l’approdo di questo spoglio è un indice di consistenza, al quale seguiranno analisi più accurate. La prima fotografia del Fondo che si ricava dal lavoro restituisce la dirompente urgenza espressiva del Villa scrittore e intellettuale, protagonista e spettatore inquieto del suo tempo: il ricorso alla scrittura come canale privilegiato di elaborazione del proprio punto di vista sul mondo investe tanto le pieghe del privato quanto quelle del pubblico. Affiora con la stessa evidenza l’abitudine dell’archiviazione, che si direbbe fluviale tanto quanto le opere stesse di Villa.

Come si è potuto appurare durante questa fase preliminare, il fondo è ricco di documentazione sulla parabola creativa, intellettuale ed esistenziale di Carlo Villa, in molteplici forme e tipologie e, soprattutto, in relazione a un asse temporale notevole. Dall’insieme composito di carte si snodano infatti molteplici linee di studio, con taglio diacronico e sincronico, e sorgono diverse questioni metodologiche e filologiche.

Nel Fondo è ben documentato principalmente il laboratorio creativo delle opere, specie quelle dell’ultimo periodo, di cui sono presenti redazioni dattiloscritte e manoscritte, spesso fitte di correzioni apposte tramite numerosi cartigli. Si segnalano, tra le molte: Letteratura come protesi, Dripping, L’ospite sgradito, Lector in tabula, Pan di patata, L’isola in bottiglia, Donne che avesse amato, Keatoniana, Agrità, Poesia erotica italiana del Novecento. A completamento del quadro si trovano le corrispondenze con gli editori, nonché recensioni conservate con cura e materiali sulle attività promozionali delle opere.

Non secondari i carteggi editoriali e privati, attraverso cui si può ricomporre la rete di legami intessuti nel corso del tempo: sono state rinvenute, infatti, lettere con le case editrici Scheiwiller, Einaudi, Greco e Greco, Società Editrice Fiorentina, Piero Manni. Si segnalano anche gli scambi epistolari con scrittori e artisti a lui contemporanei: Giudici, Caproni, De Libero, Magris, Corti, Sereni, Luzi, Balestrini, Zanzotto, soprattutto nella forma dei pareri di lettura delle opere poetiche (La maestà delle finte, L’isola in bottiglia, Il privilegio di essere vivi).

Una tipologia documentaria singolare è quella degli appunti: tra le carte di Villa sono presenti innumerevoli fogli sciolti con annotazioni manoscritte, che ruotano intorno agli argomenti più disparati e trascritte su qualsiasi supporto cartaceo, talvolta di recupero. La quantità imponente di materiali simili non passa inosservata e, anzi, restituisce il ritratto di un intellettuale in costante dialogo col mondo circostante: si nota un’abitudine, consolidata nel corso degli anni, a commentare e rielaborare fatti di cronaca, eventi personali, questioni letterarie e filosofiche, argomenti storici, politici, sociali, nella forma dell’appunto estemporaneo. Spesso è proprio il tipo di supporto scelto a denunciare l’urgenza e insieme la contingenza della scrittura di Villa, a cui si aggiunge la decisione di per sé significativa di non distruggere queste carte in apparenza minori; sembra quasi di leggere le pagine irrimediabilmente sparse di un diario, che compone, nel suo insieme, una memoria caleidoscopica e ininterrotta.

Un ulteriore esempio di carte che si è scelto di presentare in questa sede è la sua interessante emeroteca personale: i ritagli di stampa conservati si sono rivelati dei veri e propri terreni di riscrittura, quando non addirittura di scontro tra l’autore dell’articolo e il Villa-lettore. Sui ritagli si susseguono strati molto densi di annotazioni, commenti a margine, correzioni manoscritte e manipolazioni.

Di un archivio così vasto e al tempo stesso così caotico, la cui esplorazione è ancora in fieri, ci si chiede quanto sia un «autoritratto d’inchiostro», per usare una formula già destinata ad altri[9] e quanto, invece, sia un mosaico di tessere che l’archivista e il filologo dovranno ricomporre.

 

Bibliografia

L. DE MARIA, Introduzione a C. VILLA, Gorba, Torino, Edizioni Geiger, 1973, pp. 7-10.

A. GIULIANI, Un surrealismo morbido, in C. VILLA, Cento di questi fogli, Roma, Empirìa, 1989, pp. 7-10.

P. P. PASOLINI, Prefazione a C. VILLA, Il privilegio di essere vivi, Padova, Rebellato, 1962, pp. 7-9.

L. SINISGALLI, Poesie di Carlo Villa, «La Fiera letteraria», XIV, 1959, 25, p. 2.

M. TREVISAN, Autoritratti all’inchiostro, in L’autore e il suo archivio, a cura di S. ALBONICO, N. SCAFFAI, Roma, Officina Libraria, 2020, pp. 9-20.

 

 

 

 

[2] P. P. PASOLINI, Prefazione a C. VILLA, Il privilegio di essere vivi, Padova, Rebellato, 1962, p. 9.

[3] Ibidem.

[4] A. GIULIANI, Un surrealismo morbido, in C. VILLA, Cento di questi fogli, Roma, Empirìa, 1989, p. 9.

[5] L. DE MARIA, Introduzione a C. VILLA, Gorba, Torino, Edizioni Geiger, 1973, p. 9.

[6] ID., Introduzione a C. VILLA, Gorba, cit., p. 7.

[7] Nel 1983 ha curato la riduzione radiofonica di Divertimento 1889 di Guido Morselli.

[8] Per citare soltanto alcune testate: «Il Messaggero», «Paese Sera», «Nuova Antologia», «Il caffè», «Quindici», «Nuova corrente».