Tra le dediche dei fondi letterari della
Biblioteca nazionale centrale di Roma
Eleonora Cardinale
Tutti i libri possono essere dedicati o solo su alcuni è possibile scrivere una dedica? Elio Pagliarani sembrerebbe compiere una distinzione. In una dedica ad Antonio Seccareccia presente su un esemplare de La ragazza Carla e altre poesie del 1962 il poeta scrive: «Ad Antonio Seccareccia / con grande e schietta stima / il suo / Elio Pagliarani / (ma il libretto lo hai comperato tu, mi fa piacere, molto, ma non avrei diritto a farti la dedica)»[1]. Il diritto alla dedica riguarderebbe, quindi, solo i libri donati e non acquistati, sebbene poi lo stesso Pagliarani deroghi a quanto scritto. L’esemplare appartiene al Fondo Seccareccia della Biblioteca nazionale centrale di Roma, che conserva volumi con dedica inviati da importanti autori del Novecento al poeta e fondatore del Premio Nazionale Frascati Poesia[2].
Questo primo esempio permette subito di capire l’importanza di questa particolare tipologia documentaria – la dedica d’esemplare – ricorrente nelle biblioteche d’autore, caratterizzate da libri che assumono importanza di esemplare, trascendendo il loro valore bibliografico di edizione e divenendo così oggetti unici. All’interno di una biblioteca personale la presenza di libri in prima edizione con dedica autografa dell’autore consente prima di tutto di ricostruire la rete di relazioni, di rapporti intellettuali del loro possessore. Nella ricchezza e varietà di dediche d’esemplare conservate nei fondi letterari della Nazionale di Roma è possibile rintracciare specifiche tipologie di dediche, che si modificano in particolare in relazione alla figura del possessore.
La stessa opera, infatti, Pagliarani l’ha inviata a Enrico Falqui con la dedica «A Enrico Falqui / il cordialissimo omaggio / e la gratitudine tenace / di Elio Pagliarani»[3]. E la stessa opera nell’edizione del 1978, La ragazza Carla e nuove poesie, a cura di Alberto Asor Rosa, la dedica anche a Giovanni Macchia: «a Giovanni Macchia / con l’ammirazione / di Elio Pagliarani»[4]. Si è di fronte a tre diversi modi di dedicare il libro a tre diverse personalità del mondo intellettuale novecentesco.
Con tutta probabilità la dedica a Falqui nasconde la speranza di poter ricevere una recensione al libro, il critico in quegli anni rappresenta senz’altro un punto di riferimento del giornalismo culturale. La biblioteca personale di Falqui, eccellente testimonianza del Novecento letterario italiano, permette di entrare nel suo laboratorio di lavoro ma soprattutto di ricostruire le sue reti di relazioni, i progetti editoriali da realizzare, le riviste da pubblicare, le recensioni da preparare. Ne sono prova proprio le numerose dediche degli autori a Falqui presenti sui volumi, autori che inviano le loro opere con dediche più o meno esplicite nella speranza di riceverne una recensione, una segnalazione o anche di prender parte alle antologie da lui curate. La richiesta di Mario dell’Arco è esplicita nel dedicargli Il fiore della poesia romanesca del 1952, a cura di Leonardo Sciascia: «a Enrico Falqui, / con la speranza / che questo “Fiore” / vellichi col profu-mo / le sue nari, tanto / da incoraggiarlo / a tesserne le lodi / Mario dell’Arco / giugno 1952»[5]. Edoardo Sanguineti gli dedica Laborintus del 1956, in attesa di conoscere il suo giudizio: «a Enrico Falqui / candidum quem iudicem spero / Edoardo Sanguineti / Torino, 3 luglio 56»[6]. E proprio le dediche d’esemplare contribuiscono a ricordare che la biblioteca di Falqui è la biblioteca anche della compagna Gianna Manzini, come emerge dalle dediche alla scrittrice presenti in molti volumi: «a Gianna Manzini, / che alcune di queste pagine / ha già deplorate, / e ad Enrico Falqui, / che probabilmente non ne approverà nessuna, / la rassegnatissima / Sibilla Aleramo / con gli auguri / per il Natale / 1945» in Dal mio diario: (1940-1944)[7], dove la dedica diventa anche biglietto d’auguri[8].
Ma le dediche restituiscono soprattutto i rapporti intellettuali, gli scambi culturali, i desideri di essere letti da lettori amici, stimati e attenti critici. Un esempio significativo sono proprio le dediche di Pier Paolo Pasolini a Elsa Morante presenti nella biblioteca personale della scrittrice. L’esemplare di Poesia in forma di rosa del 1964 reca la dedica «A Elsa, terrificante e magnifica lettrice / Pier Paolo»[9]. Lo stesso volume viene dedicato anche al critico Giovanni Macchia, ma con tutt’altro registro: «agli amici Macchia, con / affettuosa cordialità / Pier Paolo Pasolini»[10]. Pasolini definisce Elsa “terrificante e magnifica lettrice”, mentre in un’altra dedica definisce sé stesso “frammentario autore”: «A Elsa per le prime / 100 pagine e le ultime 20, / più per curiosità che per / altro, con tutto l’affetto / di questo frammentario autore / Pier Paolo / Roma fine di novembre 1965» in Alì dagli occhi azzurri del 1965[11]. Dario Bellezza invece riconosce in Elsa una maestra: «A Elsa / per gli anni miei / di noviziato, / in cui mi è / stata maestra. / Dario. / Roma 25 marzo 1971» in Invettive e licenze del 1971[12].
Anni prima Arturo Onofri aveva dedicato le sue Orchestrine all’amico Giorgio Vigolo, che aveva seguito da vicino il suo lavoro: «Al carissimo Giorgio, / che le ha vedute narrare via via, / offro queste Orchestrine / come confidenza e testimonianza / della nostra amicizia di cuo- / re e d’intelletto. / Arturo Onofri / Roma giugno 917»[13]. Un’amicizia personale e intellettuale al tempo stesso.
Non solo alla ricerca di giudizi e consigli di lettura, le dediche rivelano infatti importanti rapporti d’amicizia, testimonianza di affetto reciproco. Pur nella sua brevità ed essenzialità, la dedica di Eugenio Montale a Sandro Penna sui suoi Ossi di seppia del 1931 ne rivela in realtà il profondo legame: «A Sandro Piuma / con affetto / E.M. / 17.XII.1932»[14]. Per Ungaretti Falqui è “vero amico” nel dedicargli l’edizione del 1936 del Sentimento del Tempo, riconoscendo in lui un difensore della poesia – «a Enrico Falqui / che ha difeso questo / libretto e difende / la poesia con / furore d’intenditore / e di vero amico / offre il suo / Giuseppe Ungaretti / Roma, l’11 giugno XIV»[15] –, mentre Salvatore Quasimodo lo definisce “amico intermittente” nella dedica presente su Oboe sommerso: «a / Enrico Falqui, / amico intermittente, con / affetto / Quasimodo / maggio 932»[16]. Altrettanto affetto emerge da parte di Elsa Morante verso Linuccia Saba. Uscito L’Isola di Arturo, prontamente il romanzo viene inviato a Linuccia: «Alla mia carissima Linuccia / per tante ragioni a me cara, / con la speranza che questo / libro sia tale da non sciupare / il ritratto affettuoso ch’ella / si è fatta di me, e di cui / le sono tanto grata / Elsa / Roma 1 marzo 1957»[17].
Ma attraverso le dediche si entra anche nella sfera privata, in rapporti affettivi intimi da cui possono affiorare riferimenti a eventi importanti del percorso di vita degli autori. Un caso significativo è quello che riguarda Alberto Moravia ed Elsa Morante e la loro fuga a Fondi nel 1943 da una Roma occupata, dove trascorreranno nove mesi presso la località Sant’Agata. La dedica de La ciociara del 1957 non può che far riferimento a quel periodo così particolare destinato a segnare la scrittura di entrambi: «A Elsa / questo libro in cui / forse inadeguatamente / è descritta una / esperienza comune / con affetto / Alberto / Roma 1957»[18].
I rapporti personali possono essere anche quelli tra padre e figlia come accade tra Umberto Saba e Linuccia. Il poeta dona all’amata figlia Verts paturages di Marc Connelly con una speciale dedica: «Cara Linuccia, abbiamo letto assieme questo libro in tempi che a te – grazie a Dio – sembrano peggiori di oggi, e a me – che Dio mi perdoni – quasi migliori. (Perché allora c’era almeno la speranza che in questi ultimi mesi mi è venuta a mancare. E Trieste è un soggiorno mortale). Rileggendolo, mi son ricordato che a Firenze lo desideravi. Pensando che forse lo desideri ancora, te lo mando. / Trieste 27/2/47 / papà»[19]. Una dedica che testimonia comuni letture e libri che passano di mano in mano con riferimenti a luoghi e a un periodo storico – la guerra e gli anni successivi – estremamente significativi per il percorso del poeta. Le dediche infatti si rivelano importanti anche per ricostruire momenti biografici e letterari dell’autore e del possessore del libro.
Si son riportati solo alcuni esempi esemplificativi della ricchezza di dediche d’esemplare presenti nei fondi d’autore conservati alla Nazionale romana – Falqui, Macchia, Morante, Saba, Seccareccia, Vigolo –, che sono stati oggetto di specifici progetti di valorizzazione.
La Biblioteca nazionale centrale di Roma è andata sempre più connotandosi negli anni per il patrimonio di fondi bibliografici e archivistici di autori contemporanei, tanto da poter affermare che essa rappresenta oggi uno dei poli più significativi e apprezzati per gli studi e la ricerca sulla letteratura italiana del Novecento. Dalla consapevolezza di una precisa vocazione verso la cultura contemporanea della Biblioteca è nato nel 2015 il progetto Spazi900, un’area espositiva permanente per valorizzare e rendere accessibili al grande pubblico le collezioni letterarie contemporanee.
L’area espositiva, ideata e progettata dall’allora direttore Andrea De Pasquale, curata dalla scrivente, si sviluppa in due fulcri principali: da una parte La stanza di Elsa, dove vengono ricreate le suggestioni del laboratorio di scrittura di Elsa Morante attraverso gli arredi originari che componevano il suo studio a via dell’Oca 27; dall’altra la Sala Pier Paolo Pasolini, dove lo scrittore entra idealmente in contatto con le borgate e con i personaggi che popolano la sua opera, ricreati e raccontati attraverso i romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta. Due Gallerie degli scrittori accompagnano il visitatore in un percorso nella letteratura contemporanea attraverso poeti e scrittori che hanno segnato con la loro scrittura il secolo e che trovano nelle collezioni della Biblioteca una ricca testimonianza di opere e documenti. Si entra così nel vivo del laboratorio dello scrittore tra autografi, prime edizioni, riviste e giornali: sono esposte le diverse tipologie documentarie che caratterizzano gli archivi letterari e le biblioteche d’autore. Nel raccontare la letteratura italiana del Novecento attraverso un percorso narrativo coerente, accanto a libri e carte trovano la loro giusta collocazione gli oggetti, i dipinti, gli arredi appartenuti agli scrittori. Anche le prime edizioni con dedica autografa dei principali fondi letterari della Nazionale, molte delle quali citate in questo contributo, sono esposte nelle sezioni dei singoli autori[20].
All’esposizione si è affiancata anche un’ampia campagna di digitalizzazione di prime edizioni e di carte di autori del Novecento. Tra le tipologie oggetto di digitalizzazione un’attenzione particolare è stata rivolta proprio agli esemplari con dedica autografa. Sono stati infatti digitalizzati 485 esemplari con dedica del Fondo Morante, 3.207 esemplari con dedica del Fondo Falqui, 129 esemplari con dedica della biblioteca personale di Tullio De Mauro. Grazie alla Biblioteca digitale dell’Istituto, attraverso la quale sono fruibili da remoto le risorse digitalizzate sostanzialmente raggruppate per tipologia documentaria, è possibile consultare le dediche d’esemplare nella sezione intitolata “Fondi d’autore”, a sua volta suddivisa attualmente in “Biblioteca d’autore”, “Ritagli stampa e “Volumi con dediche e tracce di lettura”[21].
Non si tratta però dell’unico punto di accesso. Tutti i progetti di digitalizzazione del patrimonio letterario contemporaneo convergono in un unico aggregatore di risorse digitali e non solo: il Portale Spazi900.
Il portale permette da una parte di visitare virtualmente il museo Spazi900 grazie a una mappa interattiva, dall’altra ricostruisce di ogni autore, attraverso una scheda di dettaglio strutturata in sette sezioni, la biografia e l’opera, la bibliografia e le fonti, censisce gli istituti di conservazione delle sue carte e libri, e fa conoscere luoghi significativi legati all’autore, ma anche case-museo, fondazioni e parchi letterari da visitare, oltre allo spazio espositivo della Biblioteca. Si tratta di uno strumento di ricerca utile agli studiosi e, al tempo stesso, rivolto a un pubblico più vasto, in particolare di studenti, per una conoscenza dello scrittore anche attraverso risorse digitali, video, immagini.
Proprio la sezione “Opere principali” permette di visualizzare per ogni opera la presenza di dediche autografe negli esemplari delle biblioteche d’autore conservati e digitalizzati dalla Nazionale. Il progetto si può però anche estendere alle dediche presenti nei fondi di altri istituti di conservazione, che sono state oggetto di digitalizzazione[22]. Il digitale offre così nuove possibilità di legami e interconnessioni, con l’opportunità di aprire anche inediti percorsi di ricerca proprio a partire dalle dediche d’esemplare.
[1] Roma, Biblioteca nazionale centrale (d’ora in poi BNC), Fondo Seccareccia, F.Sec.I.PAGLE.1.
[2] Il Fondo Seccareccia, acquisito nel 2020, conserva 196 volumi con dedica autografa di autori contemporanei. Nell’autunno del 1958 Antonio Seccareccia, Giorgio Caproni e Ugo Reale organizzano una cena per festeggiare il primo anno di vita del giornale «Il Tuscolo», invitando alcuni amici scrittori come Elio Filippo Accrocca, Alberto Bevilacqua, Massimo Grillandi, Franco Simongini, Lamberto Santilli. Mentre passeggiano dopo cena per le vie di Frascati, decidono di fondare un premio letterario. Infatti, parlando della raccolta poetica appena uscita di Antonio Seccareccia, Viaggio nel Sud, nasce l’idea di premiare poesie inedite. Non avendo denaro da poter offrire, come ricompensa alternativa, decidono di donare una botte di vino. Nel 1974 la storica botte di vino è sostituita da un premio in denaro assegnato non più a poesie inedite, ma a raccolte di poesie già pubblicate. Attualmente il Premio Nazionale Frascati Poesia Antonio Seccareccia è conferito annualmente e concorrono libri in lingua italiana editi in Italia da gennaio di due anni prima all’agosto dell’anno corrente al premio.
[3] Roma, BNC, Fondo Falqui, S.Fal.III.Pagliarani.2. La biblioteca di Enrico Falqui, acquisita nel 1976, è conservata dal 1982 in una sala riservata intestata al suo nome. Il Fondo librario è composto da oltre 33.000 volumi e da una raccolta di oltre 500 testate di periodici letterari del XX secolo. Cfr. G. Zagra, Falqui e la biblioteca del Novecento, in Falqui e il Novecento, a cura di G. Zagra, Roma, Biblioteca nazionale centrale, 2009, pp. 59-70; E. Cardinale, Il Novecento letterario di Enrico Falqui: tra le carte e i libri del Fondo Falqui alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, in Scritti in onore di Enrico Falqui, Senigallia, Ventura Edizioni, 2021, pp. 23-37.
[4] Roma, BNC, Fondo Macchia, FMac.A.174. La biblioteca di Giovanni Macchia, acquisita nel 2003 e formata da circa 30.000 volumi, è conservata in una sala intestata al suo nome; può essere consultata attraverso il catalogo speciale online, che, arricchito dal sussidio di immagini digitalizzate, fornisce agli studiosi la possibilità di utilizzare diverse chiavi di ricerca, dal dedicante al possessore, dagli ex-libris alle note manoscritte, dalle legature alle decorazioni: <https://mostrebncrm.cultura.gov.it/macchia/index.html>.
[5] Roma, BNC, Fondo Falqui, S.Fal.IV.b.Lazio.9.
[6] Roma, BNC, Fondo Falqui, S.Fal.III.Sanguineti.1.
[7] Roma, BNC, Fondo Falqui, S.Fal.III.Aleramo.10. Dello stesso registro risulta anche la precedente dedica di Sibilla Aleramo «ad Enrico Falqui, / che non leggerà queste / come certo non ha letto / nessun’altra pagina / della scrittrice antica / Sibilla Aleramo» in Gioie d’occasione del 1930 (Roma, BNC, Fondo Falqui, S.Fal.III.Aleramo.4).
[8] Cfr. H. Piersigilli, Lettre, envoi, dédicace, enrichissement. Una prima indagine tra i libri dedicati a Oreste Macrí, «Antologia Vieusseux», VIII, 2002, n. 22, pp. 91-114.
[9] Roma, BNC, Fondo Morante, F.Mor.850.PASOPP.24. La biblioteca di Elsa Morante, formata da circa 4.000 volumi, è stata donata nel 2015 insieme agli arredi, quadri e oggetti appartenuti alla scrittrice ed è conservata nelle sue librerie originali presso la Sala Falqui della Biblioteca. Testimonia la varietà di interessi di Morante: la sezione più vasta è quella di letteratura italiana, ma ricche sono anche quelle di storia, filosofia, religione, musica e storia dell’arte. È formata da numerosi esemplari con dediche autografe e tracce di lettura, strumento fondamentale per comprendere le sue letture e per rintracciare le fonti delle sue opere. Parte integrante del fondo è la collezione di dischi, conservata ne La stanza di Elsa del museo Spazi900. Per le dediche di Pasolini presenti nel Fondo Morante si veda E. Cardinale, «Ragazzi leggeri come stracci»: Pier Paolo Pasolini dalla borgata al laboratorio di scrittura, con un poemetto di M. Lodoli e un’appendice fotografica di R. Pais, Roma, BNCR, 2015, pp. 72-73.
[10] Roma, BNC, Fondo Macchia, S.Mac.9.PASO.1.
[11] Roma, BNC, Fondo Morante, F.Mor.850.PASOPP.20.
[12] Roma, BNC, Fondo Morante, F.Mor.850.BELLD.1. Il risvolto di copertina è a firma di Pier Paolo Pasolini.
[13] Roma, BNC, Fondo Vigolo, F.Vigolo.A.1869. La biblioteca di Giorgio Vigolo, acquisita insieme all'Archivio nel 1989, è formata da circa 5.500 volumi, prevalentemente opere di letteratura italiana.
[14] Il volume è stato acquistato dallo Studio bibliografico Letteratura Tattile di Rimini nel 2016, ora esposto nel museo Spazi900.
[15] Roma, BNC, Fondo Falqui, S.Fal.III.Ungaretti.7.
[16] Roma, BNC, Fondo Falqui, S.Fal.III.Quasimodo.2.
[17] Roma, BNC, Fondo Saba, F.Saba.I.MORAE.2. La biblioteca di Linuccia Saba, conservata all’interno della Sala Falqui della Nazionale e formata da 1.442 libri e periodici, conserva al suo interno lacerti di biblioteca anche di Umberto Saba e Carlo Levi.
[18] Roma, BNC, Fondo Morante, F.Mor. 850.MORAA.1.
[19] Roma, BNC, Fondo Saba, F.Saba.I.CONNM.1.
[20] Sul museo Spazi900 si veda: Spazi900: gallerie degli scrittori, a cura di A. De Pasquale, E. Cardinale, Roma, BNCR, 2017; E. Cardinale, «Ragazzi leggeri come stracci»: Pier Paolo Pasolini dalla borgata al laboratorio di scrittura, cit.; G. Zagra, La stanza di Elsa, Roma, BNCR, 2015.
[21] Si può accedere alla Biblioteca digitale direttamente dalla home page del sito internet della Biblioteca nazionale: <http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/>.
[22] Si può accedere al Portale Spazi900 direttamente dalla home page del sito internet della Biblioteca e anche all’interno della Digital Library dell’Istituto: <http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/spazi900>. Cfr. A. De Pasquale, Digitalizzare la letteratura italiana del Novecento: i progetti della Biblioteca nazionale centrale di Roma per le biblioteche e gli archivi d’autore, in Il privilegio della parola scritta. Gestione, conservazione e valorizzazione di carte e libri di persona, a cura di G. Di Domenico, F. Sabba, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2020, pp. 349-365.