p. 27-43 > In dialogo tra le pagine. Artisti e scrittori a Al ferro di cavallo

In dialogo tra le pagine.

Artisti e scrittori a Al ferro di cavallo

Greta Boldorini

 

    «26 novembre 1962, copia personale di Agnese – la libraia prodigiosa – bellissima e padrona dei Novissimi»[1].

La presente dedica, seguita dalle firme, in ordine, di Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Nanni Balestrini e Antonio Porta, è riportata su una copia della prima edizione del libro I novissimi, che costituisce l’oggetto del presente contributo (immagine 1). Una copia trasformata in una vera e propria opera d’arte, come si vedrà, grazie agli interventi realizzati, tra le pagine del libro, da un gruppo di artisti. Agnese, a cui il libro è dedicato, è Agnese De Donato, proprietaria della libreria Al ferro di cavallo, palcoscenico di questa singolare e poco nota vicenda.

            Immagine 1 - dedica sulla copia del libro I Novissimi, AFdC

        Agnese De Donato era barese, sorella dell’editore De Donato, e aveva fatto di Roma il suo campo d’azione e la sua città d’adozione sin dagli anni ’50. Nel 1957 apre la libreria Al ferro di cavallo in via Ripetta, proprio dietro Piazza del Popolo che all’epoca era il cuore pulsante della vita culturale romana, una libreria che si trasforma in pochissimo tempo in un luogo dove si incontrano e dialogano la letteratura, la fotografia e l’arte. Ad affiancare Agnese De Donato, almeno nella fase iniziale dell’attività[2], c’è Gina Severini, grande promotrice d’arte, punto di riferimento per gli artisti che gravitano a Roma, figlia dell’artista Gino Severini e moglie dello scultore Nino Franchina. Frequentato da Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Fosco Maraini, dagli scrittori del futuro Gruppo ’63 e dai giovani artisti del gruppo di Piazza del Popolo, Al ferro di cavallo non è una semplice libreria, ma un luogo ibrido, trasversale, che attraversa discipline e permette di connettere la fotografia, il cinema, la letteratura e l’arte contemporanea, il tutto grazie alla presenza insostituibile di Agnese De Donato.[3] In quel luogo inizia ad organizzare, cosa molto rara per l’epoca, diverse mostre fotografiche in occasione di altrettante presentazioni di libri fotografici, un sintomo evidente della visione che guida le scelte di De Donato, decisa a far comunicare tra loro letteratura e arti visive. Tra le più interessanti in questo senso, vale la pena di ricordare: la mostra Ore Giapponesi di Fosco Maraini nel dicembre 1957, accompagnata dalla presentazione dell’omonimo libro, resoconto del viaggio compiuto dall’autore in Giappone e corredata di un ricco apparato fotografico; la presentazione, nel 1958, del libro Morte e pianto rituale nel mondo antico di Ernesto de Martino che comprendeva le fotografie di Franco Pinna e Ando Gilardi; la mostra Gente di Trastevere nel 1960 tratta dal libro omonimo del fotografo Carlo Bavagnoli che riuniva gli scatti realizzati per le vie del celebre quartiere romano. Questo breve resoconto di alcuni degli eventi organizzati presso la libreria è utile per comprendere quanto il dialogo tra le arti fosse un aspetto cruciale della visione che animava l’attività di De Donato, dialogo che oltre alla fotografia investiva, e arriviamo al fulcro di quel che ci interessa in questa sede, anche la letteratura e l’arte visiva. Pur trattandosi quindi di un luogo difficilmente incasellabile in rigide definizioni, Al ferro di cavallo si caratterizzava primariamente come libreria e ai libri, di conseguenza, erano dedicati molti degli eventi organizzati.

        Nella primavera del 1961 esce l’antologia I novissimi, volume che racchiudeva i testi di cinque poeti che avrebbero partecipato alla formazione del Gruppo 63.  

Tra i materiali conservati nell’archivio di Al ferro di cavallo non è rimasto nulla che attesti l’avvenuta presentazione presso la libreria[4], ma la sua effettiva realizzazione viene confermata da Alfredo Giuliani:

 

Nella primavera del ’61 esce la prima edizione dell’antologia I Novissimi. Grandi feste al Ferro di Cavallo, sfarfallare di firme e scarabocchi (disegnetti, tracce di parole) dei tre novissimi presenti (con recupero successivo degli altri due in qualche occasionale loro discesa dal Nord). Raggranellare i sentiti autografi-sberleffi dei cinque su un certo numero di copie era l’intuizione scaltra e gaia della libraia prodigiosa: così si sarebbe incrementato il valore-modernariato dell’insolito libro; quelle copie, chissà, un giorno o l’altro avrebbero allettato amatori e collezionisti.[5]

 

Effettivamente l’intuizione di Giuliani circa il tentativo di incrementare il valore modernariato dell’insolito libro non è del tutto infondata. A partire da una copia di questa antologia, infatti, si sviluppa una storia poco nota e molto stimolante, sintomatica del clima di commistione tra arte e vita che, stando alle testimonianze di chi quel luogo lo ha frequentato, doveva caratterizzare Al ferro di cavallo.

L’aneddoto viene riportato da De Donato nel 2015 come racconto orale nel documentario Swinging Roma del regista Andrea Bettinetti, e precedentemente era apparso nel suo libro Via Ripetta 67 che ripercorre la storia della libreria, da cui è estrapolata la lunga, seguente citazione, che tuttavia reputo importante riportare integralmente:

 

Gastone Novelli prima di andare a scuola, il Liceo Artistico dove insegnava come assistente di Afro, passava in libreria a prendere un libro (in prestito) per non annoiarsi, diceva, mentre i suoi allievi disegnavano. Una mattina si portò una novità I Novissimi prima edizione, raccolta di cinque poeti: Giuliani, Pagliarani, Balestrini, Sanguineti, Porta, che a Roma praticamente vendevo solo io, e a fine mattinata me lo riportò. Ma per ammazzare la noia si era messo a “scarabocchiarne” tutti gli spazi liberi: i frontespizi, i bordi delle pagine, e precisamente aveva privilegiato le poesie di Alfredo Giuliani! Lo misi via contrariata pensando che non avrei potuto certamente venderlo. Rimase lì per un po’ di tempo, finchè un giorno, parlandone con Achille Perilli, lui se lo prese e me lo riportò qualche giorno dopo con un disegno a colori stupendo sul frontespizio di Pagliarani. La cosa cominciava a intrigarmi. Detti il libro a Toti Scialoja il quale mi fece un’altra magnifica gouache sulle due pagine libere di Balestrini. E poi fu la volta di Giuseppe Capogrossi: altre due pagine a colori per onorare Sanguineti, preziosissime con dedica. Piaceva anche a loro questa storia.
Una specie di competizione. Si portò a studio il libro anche il grande Afro: e mi fece un vero gioiello sulla pagina libera di Porta. Intanto cominciava a preoccuparmi l’idea che questo libro girasse per gli studi dei pittori, fuori della portata mia, e quando Nino Franchina volle anche lui farmi un disegno nella prima pagina, non per sfiducia, ma per quella mia preoccupazione, paura che andasse perduto, lo pregai di farmelo in libreria. Cominciava a essere una “cosa” di valore non solo affettivo. Anche Burri mi fece una magnifica “bruciatura” nell’ultima pagina: i poeti erano terminati e anche le pagine vuote, non me la firmò, non so perché, forse per non farmi un dono troppo grande fu il mio maligno pensiero. A questo proposito c’è una gustosa coda. Era passato del tempo: una sera a casa mia Leonardo Sinisgalli al quale mostravo orgogliosamente il mio I Novissimi (nel frattempo i poeti mi avevano fatto una dedica straordinaria) mi disse: non ti preoccupare il Burri te lo firmo io, e così fece, perfettamente, aggiungendo, nella pagina accanto che era firmata da Sinisgalli il giorno tale all’ora tale eccetera. Qualche tempo dopo, mostrai a Burri il libro e lui scrisse: male perché la mia firma è così, e firmò. Molti anni dopo fui costretta con grande dolore a vendere questo oggetto a me così caro, e che fra l’altro tenevo ovviamente riposto in un cassetto. Dovevo comprare una casa per mio figlio a New York.[6]

 

In modo del tutto casuale, l’incontro tra gli artisti e le pagine scritte dai poeti aveva creato una sorta di libro d’artista, emblematico della grande energia e voglia di scambio che doveva respirarsi nella libreria. Del libro, che come dichiarato nella citazione è stato venduto[7], sono rimaste soltanto alcune testimonianze fotografiche. L’unico altro documento che fornisce preziose indicazioni sulle opere realizzate è un foglio dattiloscritto, conservato nell’archivio della libreria, in cui sono indicate, oltre ai nomi degli artisti, anche le tecniche artistiche (immagine 2).

 

Immagine 2 - foglio dattiloscritto, AFdC

 

Il primo disegno, come ricorda De Donato stessa, viene realizzato da Gastone Novelli nella pagina bianca adiacente al nome di Alfredo Giuliani. Suo è anche quello che compare accanto al prologo di Giuliani (immagini 3-4).

Immagine 3-4 -  Gastone Novelli, pp. 36 e 39 del libro I Novissimi

L’immagine purtroppo è poco visibile e decodificabile dalla riproduzione in bianco e nero, ma si può facilmente riconoscere il segno tipico dell’artista e soprattutto la presenza dell’alfabeto, al quale Novelli inizia a interessarsi nel corso degli anni Sessanta: «Dipingere è scrivere con un alfabeto ancora da inventare»[8] diceva infatti l’artista.

La ricerca delle origini del linguaggio, l’interesse per la semiotica e gli anagrammi sono alla base della sua produzione, soprattutto quella degli anni Sessanta. Nelle opere di quegli anni è possibile riscontrare spesso un’ossessiva ripetizione di una o più lettere, a volte ordinate all’interno di griglie o scacchiere, altre volte libere di inondare l’intera superficie della tela o del foglio. È opportuno ricordare, inoltre, che sarà lo stesso Novelli a realizzare la copertina del libro del Gruppo 63, pubblicato nel 1964 per la casa editrice Feltrinelli e prontamente presentato Al ferro di cavallo il 6 giugno di quello stesso anno, come testimoniato dall’invito conservato nell’archivio della libreria. (immagine 5)

Immagine 5 – Cartoncino d’invito per la presentazione dell’antologia del Gruppo 63, AFdC

Tornando al prezioso libro con dediche, De Donato riferisce che la copia de I Novissimi passa nelle mani di Achille Perilli che realizza un bellissimo disegno, a colori, sulla pagina che introduce la sezione dedicata ad Elio Pagliarani (immagine 6). La presenza della firma non può lasciare dubbi circa l’attribuzione del disegno che si può facilmente inserire all’interno della produzione di fumetti realizzati dall’artista a partire dal 1960 e recentemente esposti in una mostra alla Galleria Tega di Milano[9]. Se vediamo, infatti, una delle opere esposte in quell’occasione (immagine 7) possiamo riscontrare delle esplicite similitudini con il disegno realizzato sulla copia de I Novissimi: la scansione del foglio in riquadri rettangolari è del tutto assimilabile a quella realizzata per suddividere lo spazio di una tavola di fumetto.

Immagine 6 – Achille Perilli, p. 1 del libro I Novissimi, AFdC

Immagine 7 – Achille Perilli, Senza titolo, 1962, carta-intelata 70x100cm

Il racconto sembra non lasciar dubbi circa l'avvio della storia, innescata da Novelli e poi ripresa da Perilli. A questi due interventi fa seguito l'opera realizzata da Toti Scialoja in apertura della sezione su Nanni Balestrini su cui realizza una delle impronte che avevano caratterizzato la sua produzione artistica a partire dal 1957 (immagine 8).

Immagine 8 – Toti Scialoja pp. 100-101 del libro I Novissimi, AFdC

Stando ancora al racconto, segue poi quella di Giuseppe Capogrossi, realizzata sulle due pagine bianche che introducono la sezione di Edoardo Sanguineti (immagine 9).

Immagine 9 – Giuseppe Capogrossi pp. 58-59 del libro I Novissimi, AFdC

L’opera si inserisce in maniera inequivocabile all’interno della produzione astratta cui Capogrossi si dedica in maniera esclusiva a partire dal 1949 caratterizzata dal tipico segno a forma di forchetta, centrale in tutte le sue opere. La riproduzione fotografica in bianco e nero non permette di leggere la riproduzione con la dovuta precisione ma dal foglio dattiloscritto prima citato sappiamo che si tratta di un collage a colori.  L’intervento di Capogrossi è l’unico che presenta la data, 1965, accanto alla firma e fornisce quindi un interessante termine ante quem per datare i precedenti: i confronti visivi proposti trovano dunque un’ulteriore conferma.

Segue poi l’intervento di Afro sulle due pagine bianche che introducono Antonio Porta (immagine 10) e che sembra inserirsi nel momento in cui la produzione dell’artista è segnata dall’influsso dell’arte statunitense e in particolare, ad inizio anni Sessanta, dall’opera di Franz Kline.

                   Immagine 10 – Afro p. 128 del libro I Novissimi, AFdC

Conclude la lunga e appassionante storia di questo libro la bruciatura realizzata da Alberto Burri che non viene però firmata dall’artista. Come precedentemente ricordato, è Leonardo Sinisgalli[10] a firmare l’opera nel 1968 (immagine 11).

                  Immagine 11 – Burri, terza di copertina del libro I Novissimi, AFdC

        La vicenda di questo libro è quindi emblematica di un certo fortuito legame che si viene ad instaurare tra arte e letteratura, non solo nella libreria, ma che in quel luogo trova una risonanza e attenzione particolari. Si tratta di artisti di generazioni diverse, ricordiamo infatti, ad esempio, che in quegli anni Gastone Novelli era l’assistente di Afro all’Accademia di Belle Arti di Roma, situata proprio in via Ripetta, o che lo stesso Toti Scialoja insegnava nello stesso luogo ed aveva avuto quali allievi diversi importanti artisti della nuova generazione come Pino Pascali, Mario Ceroli o Jannis Kounellis.

Per alcuni di questi artisti, tuttavia, e mi riferisco a quelli della generazione più giovane, il dialogo con le avanguardie letterarie, esemplificato da questo libro, non è un caso isolato. Si tratta infatti di una comunione d’intenti evidenziata, tra gli altri, da Andrea Cortellessa, in un saggio pubblicato nel catalogo della mostra Roma Pop City: «La consonanza di questi autori [Rotella, Perilli, Novelli, Festa, Schifano, Angeli] colle ricerche artistiche coeve, a dispetto delle ricostruzioni a posteriori, non si può dunque considerare solo di natura esistenziale. In molti casi è a procedimenti simili, e talora intenzionalmente mimetici, che si assiste invece[11]».

La convergenza tra ricerche artistiche e letterarie era del resto già stata rimarcata, quasi in diretta rispetto agli eventi che stiamo analizzando, dal critico Maurizio Fagiolo Dell’Arco nel suo celebre saggio Rapporto 60, in cui scriveva:

per il livello linguistico, molte di queste ricerche si apparentano, in letteratura, alle proposte del Gruppo ’63 e dei poeti novissimi (pensiamo alla poesia collage di Balestrini, alla poesia racconto di Giuliani, alla poesia romanzo di Pagliarani, alla poesia fisica di Porta, alla poesia fiume di Sanguineti). Anzi si adattano molto bene a questi pittori i caratteri tipici del poeta moderno distinti da Alfredo Giuliani: la discontinuità del processo immaginativo, l’asintattismo, la violenza operata sui segni, la compresenza di vari ordini del discorso, la scomposizione e ricomposizione della struttura sintattica, la frase sospesa o interrotta dal premere di altre frasi, l’asprezza o l’atonalismo del metro, e così via. […] Questi pittori cercano un’arte che, come quella dei novissimi, sia fedele al mondo oggettivo e intanto pronta a registrare quanto avviene dentro: dalla cronaca si va alla confessione, dalla ricognizione all’ironia. Si vuole in certo modo rinnovare la visione del mondo, strutturare una mitologia che non sia soltanto personale, egoistica. Il rapporto del mondo non è diretto ma c’è la mediazione dei mass-media (il film, il segnale, il fumetto, la pubblicità); anche l’approccio al quadro, avviene attraverso tecniche indirette (la proiezione, l’inserto, il ricalco).[12]

Ed ancor prima di quella data, un parallelismo tra le ricerche condotte era stato proposto da Cesare Vivaldi nel 1961 sulle pagine de Il verri:

Questa nuova pittura fa perno in qualche modo sull'americano Cy Twombly (che appartiene al gruppo Neodada ma che da parecchi anni vive a Roma) e trova delle saldature interessanti con quel che avviene nel campo analogo della poesia, risultando vicina a quanto fanno giovani poeti come Sanguineti, Porta, Balestrini e (si licet) il sottoscritto.[13]

Gli scambi e i dialoghi tra le avanguardie artistiche e letterarie sono già stati oggetto di svariati studi e ricognizioni, anche recenti[14]. Di questa relazione serrata e prolifica ricordo allora, brevemente, solo alcuni degli esempi più noti: il testo di presentazione scritto da Antonio Porta, su invito di Emilio Villa, per la mostra di Bonalumi, Castellani e Manzoni all’Appia Antica nel ’59; i testi dei Novissimi ospitati sulle pagine di Catalogo, la rivista realizzata dalla galleria La tartaruga di Plinio De Martiis; il catalogo della mostra 13 pittori a Roma tenutasi alla galleria La tartaruga nel 1963 che affiancava artisti e poeti; o ancora i numeri dell’Esperienza moderna, nei fascicoli curati da Achille Perilli tra il 1957 e il 1959, in cui trovavano spazio Elio Pagliarani, Carla Vasio, Angelo Maria Ripellino.

Per quanto attiene invece, in maniera più specifica, a quel che accade a Al ferro di cavallo, anche qui la collaborazione e lo scambio tra artisti e poeti si concretizza in alcuni momenti di particolare rilievo, che è possibile ricostruire grazie a materiali presenti in archivio. Nel 1960 viene presentato Non un giorno ma adesso, libro di Angelo Maria Ripellino che comprendeva 5 disegni di Achille Perilli (immagine 12). Nel 1961 viene realizzata la mostra dai Collages alle Esperienze (immagine 13-14), costituita da opere di Nanni Balestrini e da quelle realizzate da Alfredo Giuliani con il pittore Franco Nonnis, come ricorda Giuliani stesso:

 

Nel ’60 comincio a sperimentare i collages. Smontavo e rimontavo una quantità di materiale scelto, specie da giornali e settimanali (anche femminili), e componevo in sequenze i frammenti (accostamenti imprevedibili, slittamenti sintattici vertiginosi, titoli che sonavano stravaganti) e li fornivo all’amico Franco Nonnis che li metteva in una forma “pittorica”, un po’ colorita e snodata sulla superficie in modi attraenti e curiosi per l’osservatore. Invece il Nanni (Balestrini) i suoi collages in bianco e nero se li faceva da solo, e risultavano più ferocemente astratti. Così ci venne in mente che la libreria di Agnese avrebbe potuto ospitarli nel retrobottega (non so come chiamarlo), uno spazio non grande ma accogliente.[15]

Nel 1962 viene presentata L’antologia del possibile, curata da Gastone Novelli su invito dell’editore Vanni Scheiwiller e che includeva testi di Balestrini, Giuliani, Pagliarani e Sanguineti[16].

        Il testo dattiloscritto comprendente le indicazioni sulle opere realizzate nella copia de I novissimi ci fornisce un altro interessante elemento: nella conclusione della sezione di Elio Pagliarani in cui era riprodotto il poemetto La ragazza Carla è presente un “inedito di Elio Pagliarani”[17]  scritto a mano dal titolo Proseguendo un finale. In realtà non si tratta di un inedito ma di un testo che era stato pubblicato la prima volta nel 1961 con il titolo Lettera a Fortini e compare poi nel 1964 in Lezioni di fisica con il titolo presente anche nella copia de I novissimi. In mancanza di elementi circa la presentazione del libro presso Al ferro di cavallo o informazioni su altre occasioni di incontro in quel luogo, è difficile datare con certezza il momento in cui Pagliarani scrive questi versi sulla copia del libro. Probabilmente sono da considerare successivi alla loro pubblicazione in Lezioni di fisica ma potrebbero anche essere testimonianza del momento in cui quei versi cambiano nome e quindi esser precedenti la loro pubblicazione nel 1964.[18]

        Al centro di tutti quegli scambi, luogo non esclusivo ma sicuramente rimasto nella memoria di tutti i protagonisti, c’è la libreria Al ferro di cavallo e, soprattutto, la presenza di Agnese, una delle protagoniste di questa storia di cui, concludendo, vorrei ricordare le parole:

E ora basta. Ripongo le foto e i ricordi nella valigia. E anche i preziosi autografi che gli amici lasciavano sul libro delle firme come si usa fare durante le serate. E mi tolgo di mezzo anch’io con tutta la mia invadente presenza e con ciò che forse può sembrare presunzione. È vero sono sempre lì, ma devo essere grata al destino che mi ha dato la possibilità di vivere, nel luogo giusto e nel momento giusto, i miei anni migliori negli entusiasmanti anni ’60.[19]

Immagine 12 – cartoncino d'invito per la presentazione del libro Non un giorno ma adesso, AFdC

             Immagini 13-14  – catalogo della mostra Dai collages alle esperienze, AFdC


Bibliografia

 

G. DORFLES, Balestrini e Giuliani, in Cronogrammi ’61 di Balestrini – Giuliani – Nonnis, catalogo della mostra (Roma, libreria “Al Ferro di Cavallo”, 8-22 novembre 1961), s.l., s.e., 1961.

 

I novissimi: poesie per gli anni ’60, a cura di A. GIULIANI, Biblioteca del Verri. Milano, Rusconi e Paolazzi, 1961.

C. VIVALDI, Eredità dell’informale, «Il verri»,VI, 3, 1961.  

M. FAGIOLO DELL’ARCO, Rapporto 60: le arti oggi in Italia, Roma, Bulzoni, 1966.

A. GIULIANI, Pochi tenaci ricordi, in A. DE DONATO, Via Ripetta 67. “Al Ferro di Cavallo”: pittori, scrittori e poeti nella libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma, Bari, Dedalo, 2005.

A. DE DONATO, Via Ripetta 67. “Al Ferro di Cavallo”: pittori, scrittori e poeti nella libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma. Testimonianze di: Valentino Zeichen, Franco Purini, Alfredo Giuliani e Antonio Mallardi, Bari, Dedalo, 2005

I novissimi. Ricostruzione del fenomeno editoriale, a cura di L. MASTRODDI, Romanò F. ROMANO’, s.l., Oblique Studio, 2010.

Gruppo 63. L'antologia - Critica e teoria, a cura di N. BALESTRINI, A. GIULIANI, Milano, Bompiani, 2021.

Capogrossi: una retrospettiva, a cura di L. M. BARBERO, Venezia, Marsilio, 2012.

A. CORTELLESSA, Luna in polistirolo su Colosseo di plastica, in Roma Pop city 60-67, a cura di C. D’ORAZIO, Cesena, Manfredi, 2016.

G. BOLDORINI, Al ferro di cavallo 1957-1958. Fotografia, letteratura, arte, tesi di laurea magistrale del corso di laurea in Storia dell’Arte presso l’Università di Roma Tre, s.l., s.e., 2017.

A. DE DONATO, Anni 70 io c’ero, catalogo della mostra a cura di G. BOLDORINI, (Roma, Galleria De Crescenzo e Viesti, 23 maggio-30 giugno 2017) s. e., 2017.

G. BOLDORINI, Al ferro di cavallo, in Spazi d’arte a Roma (1940-1990). Documenti dal Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive, catalogo della mostra a cura di A. CAPPELLA, C. CRESCENTINI, D. VASTA, (Roma, Galleria d’Arte Moderna, 28 novembre 2019-11 ottobre 2020), Roma, Palombi, 2019.

G. BOLDORINI, L’archivio di “Al ferro di cavallo”: 1957-1968. Fotografia, letteratura, arte, in Archivi fotografici e arte contemporanea in Italia. Indagare, interpretare, indagare, a cura di B. CINELLI, A. FRONGIA, Roma, Scalpendi Editore, 2019.  

G. BOLDORINI, Agnese De Donato, da libraia a fotografa nella Roma degli anni ’60 e ’70, in Roma visiva 2021: atti della rassegna sui talenti femminili dell’arte dall’800 ad oggi, a cura di C. CRESCENTINI, C. VISCONTI, Roma, Palombi, 2021.

Omaggio a Leonardo Sinisgalli (1908-1981), a cura di A. MOTTA, in “Il Giannone”, II, 4, s.l, s.e., 2004.

G. LO MONACO, Tra figure, segni e parole: Achille Perilli, Gastone Novelli e il Gruppo 63, in «Arabeschi Rivista di studi su letteratura e visualità», 15, 2022, online. URL <http://www.arabeschi.it/tra-figure-segni-e-parole-achille-perilli-gastone-novelli-il-gruppo-63-/>.

M. PREVITI, Il Gruppo N e i Novissimi: poesia esposta e teatro d’avanguardia a Padova, in «Rossocorpolingua», V, 3, 2022, online. URL <https://opac.sbn.it/risultati-ricerca-avanzata/-/opac-adv/index/2/ITICCURMR0389806>.

 

[1] I novissimi: poesie per gli anni ’60, a cura di A. GIULIANI, Biblioteca del Verri. Milano, Rusconi e Paolazzi, 1961, copia perduta.

[2] La sua presenza è documentata fino al 1958. Per approfondimenti su questo aspetto rimando alla mia tesi di laurea magistrale G. BOLDORINI, Al ferro di cavallo 1957-1958. Fotografia, letteratura, arte, tesi di laurea magistrale del corso di laurea in Storia dell’Arte presso l’Università di Roma Tre, s.l., s.e., 2017

[3] Per approfondire la sua storia e la sua attività rimando ai testi di Agnese De Donato e ai miei contributi indicati in bibliografia.

[4] Anche nel fondo di Alfredo Giuliani non sono conservati materiali relativi alla presentazione al Ferro di cavallo. Si può ipotizzare allora che la presentazione sia avvenuta in concomitanza con la dedica dei poeti riportata all’inizio del libro datata 26/11/1962.

[5] A. GIULIANI, Pochi tenaci ricordi, in A. DE DONATO, Via Ripetta 67. “Al Ferro di Cavallo”: pittori, scrittori e poeti nella libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma, Bari, Dedalo, 2005, p. 10.

[6] A. DE DONATO, Via Ripetta 67. “Al Ferro di Cavallo”: pittori, scrittori e poeti nella libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma. Testimonianze di: Valentino Zeichen, Franco Purini, Alfredo Giuliani e Antonio Mallardi, Bari, Dedalo, 2005, pp. 77-78.

[7] Non è stato possibile, fin qui, ricostruire le sorti del libro: né il primo acquirente a cui De Donato vendette il libro intorno agli anni Ottanta, né possibili ulteriori passaggi di proprietà. L’ultima testimonianza risulta quella di Cetta Petrollo Pagliarani, a cui Agnese De Donato mostrò la copia del libro tra la fine del 1979 e l’inizio del 1980.

[8] La citazione è tratta dal sito dell’archivio Novelli https://www.gastonenovelli.it/

[9] Achille Perilli – fumetti – 1960-1966, tenutasi dal 3 febbraio 2020 al 13 marzo 2020 presso la Galleria Tega di Milano. https://www.galleriatega.it/ita/esposizioni/36/achille-perilli-fumetti-1960-1966/

[10] Per un approfondimento della figura di Leonardo Sinisgalli e dei suoi legami con Agnese De Donato rimando a Omaggio a Leonardo Sinisgalli (1908-1981), a cura di A. MOTTA, in “Il Giannone”, II, 4, s.l, s.e., 2004.

[11] A. CORTELLESSA, Luna in polistirolo su Colosseo di plastica, in Roma Pop city 60-67, a cura di C. D’ORAZIO, Cesena, Manfredi, 2016, p. 78.

[12] M. FAGIOLO DELL’ARCO, Rapporto 60: le arti oggi in Italia, Roma, Bulzoni, 1966, p. 21.

[13] C. VIVALDI, Eredità dell’informale, «Il verri»,VI, 3, 1961, s.n.p.

[14] Oltre a quelli citati nel testo rimando, tra tutta la bibliografia sull’argomento, ad un paio di contributi recenti: G. LO MONACO, Tra figure, segni e parole: Achille Perilli, Gastone Novelli e il Gruppo 63, in «Arabeschi. Rivista di studi su letteratura e visualità», 15, 2022, online. URL <http://www.arabeschi.it/tra-figure-segni-e-parole-achille-perilli-gastone-novelli-il-gruppo-63-/>; M. PREVITI, Il Gruppo N e i Novissimi: poesia esposta e teatro d’avanguardia a Padova, in «Rossocorpolingua», V, 3, 2022, online. URL <https://opac.sbn.it/risultati-ricerca-avanzata/-/opac-adv/index/2/ITICCURMR0389806>.

[15] A. GIULIANI, Pochi tenaci ricordi, cit., p. 9.

[16] Nell’archivio di Al ferro di cavallo non c’è documentazione relativa a questa presentazione, l’informazione mi è stata fornita dall’Archivio Novelli.

[17] Il virgolettato si riferisce a quanto riportato nel foglio dattiloscritto.

[18] Per ulteriore approfondimento sui versi di Proseguendo un finale rimando al contributo di Fabrizio Miliucci presente in questo stesso volume.

[19] A. DE DONATO, Via Ripetta 67, cit., p. 115.