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Elio Pagliarani

di Anna Lapenna Malerba

A proposito de La Ragazza Carla Elio aveva affidato il suo poema a Pasolini – che sapeva introdotto nelle stanze del potere – per Lo Specchio di Mondadori. Allora, per pubblicare, era tutto ancora chiuso – tutto bloccato – c’erano dei passaggi obbligati che bisognava superare - ma questo già lo sappiamo.

Ebbene a mano consegnò Elio il dattiloscritto - allora niente fotocopie e tantomeno invii di file per e-mail, nemmeno era apparso il primo computer ohibòmaguardaunpò - siamo agli inizi del 1960 forse ancora alla fine del 1959.

Però non l’unica copia - e come Campana con il suo dolore ha insegnato a tutti i Poeti - aveva trattenuto l’originale. Per fortuna. In quegli anni Lo Specchio era l’unica la più prestigiosa - era lei “La Collana” insomma - per la Poesia. Per essere ufficialmente Poeti lì bisognava essere accolti - dalle mani di Vittorio Sereni e Niccolò Gallo occorreva passare. Ed erano mani piuttosto chiuse.

Pasolini ricevette, si disse onorato e lodò e affermò che il poema era bellissimo anzi più che bellissimo - che lo voleva pubblicare che lo avrebbe presentato sostenuto - di stare tranquillo - di non darlo a leggere a nessun altro – di questo si raccomandò – ci avrebbe pensato lui. Tecnica allora sconosciuta forse da lui stesso ideata – bloccare con le lodi – e fu così che il Poeta si lasciò ingannare.

Poi il tempo passò e nulla successe. Silenzio assoluto. Nessuno della Mondadori nessuno de Lo Specchio – né Sereni per esempio o Gallo che lì regolavano i passaggi - nessuno si fece vivo con Elio ma lui ancora fiducioso aspettava e fedele alla parola – a nessuno fece più leggere il suo poema.

Solo dopo, troppo dopo chiamò per sapere – orgoglio grande quello di Elio e lo sappiamo – mica voleva pietire notizie - e poi Pasolini si era mostrato così sicuro così deciso - perché dubitare. E ancora una volta Pasolini confermò le sue lodi il suo entusiasmo - altroché.

Finché non ci furon più dubbi e anche Elio capì – e si infuriò. Lui si infuriava altroché - e per anni mai più di Pasolini si poté con lui parlare. Non che noi avessimo poi tutto questo desiderio diciamolo pure di parlare di Pasolini - né con lui né fra noi.

 

Intanto le strade si stavano aprendo e già si sentiva nell’aria qualche fremito di novità - e questo lo sappiamo - ma siccome anche per la Poesia i tempi sono importanti – questo ritardo qualche danno lo aveva procurato. La Ragazza Carla era precedente al movimento dell’Avanguardia, al Gruppo ‘63 insomma – non ne era certo frutto - come poteva dalle date apparire – caso mai al contrario seme.

Come anche era successo con Malerba – l’Avanguardia si era impadronita di loro due – di Elio Pagliarani e di Luigi Malerba – non certo li aveva prodotti.

   

Per opera di Alfredo Giuliani stava per apparire I novissimi – e in questa antologia venne accolta e onorata La Ragazza Carla nel 1961 - per la prima volta in un libro e non in una rivista e soprattutto con il suo titolo e nella sua interezza - ché qualche brano già era apparso qua e là con altro titolo nel corso del 1959 (nella rivista Nuova Corrente e poi nel n. 1 de Il Verri e poi nel n. 2 di Menabò).

Il fatto è che al povero Pasolini troppo era piaciuto questo poema e se non poteva sperare che venisse perso o che non venisse mai pubblicato tentò almeno per quel che poteva di trattenerlo di fermarlo di ritardarlo. Almeno che Elio non cercasse altri editori - che altrove non trovasse la strada. Temeva che gli facesse ombra – e come dargli torto.

Ecco cosa era successo.

- Ma Anna cara bisogna capirlo, chissà cosa avrei fatto io stesso se mi fosse capitato nelle mani un poema così bello, soprattutto così più bello dei miei. È una debolezza che comprendo.

Ah ecco mi suggeriresti questa come una “licenza poetica” allora se ho capito bene – ma quella era un errore ti ricordi - da non giudicare né correggere ma solo accettare e perdonare - in questo caso invece si tratta di una meschinità. Ci proverò Elio carissimo te lo prometto ma non son sicura di riuscirci – poeta non sono ahimé e queste licenze negate mi sono.

 

Il fatto è che per Elio io avevo un progetto segreto, avevo costruito tutto con tanta cura ed ora questa nebbia rischiava di scombinare ogni cosa una nebbia fittissima come non ne avevo vista mai al mare, a Salto di Fondi poi – e d’estate - mai e poi mai.

Ora però ero assai preoccupata – sarebbe mancata la suggestione del luogo, di quel verde giardino, con tanti alberi e cespugli e prati - e della duna profumata di resina e di salsedine che ci nascondeva fino all’ultimo la vista del mare ma che soprattutto nascondeva dal mare la vista della casa, costruita apposta tutta bassa su un unico piano e di mattoni di creta - insomma del colore della terra - perché con la terra si confondesse.

E ora non si vedeva nulla di questa meridionale dolce bellezza e la fitta nebbia drammatica - che sembrava venire direttamente dai Banchi di Terranova – che naturalmente non ho visto mai se non attraverso i racconti di Kipling - tutto cancellava. Ogni progetto annullato. Annullata anche la gita in barca sul gozzo che avevo organizzato e sulla quale contavo per il successo dell’impresa.

 

Il segreto, l’impresa era che volevo presentargli una ragazza, una ragazza che potesse essere giusta per lui – forse – per accontentare il suo desiderio di avere un figlio una figlia anzi – questo mi dichiarò questo mi disse

– Vorrei avere una figlia mi accontenterei anche di un figlio però - prima di compiere quarant’anni.

Ma io sapevo bene quello che desiderava - quello che gli mancava. Lui voleva un amore. E pensava che io potessi aiutarlo.

Questa volta per colpa della nebbia il progetto fallì. Elio era deluso e io con lui.

Da come sono andate le cose della sua vita però direi che quella nebbia non fu casuale – forse nulla avviene per caso – insomma l’incontro mancato faceva parte di un disegno più grande.