Those Who from Afar Look Like Flies: An Anthology of Italian Poetry from Pasolini to the Present a cura di Luigi Ballerini e Beppe Cavatorta
Cetta Petrollo Pagliarani
Le Mosche contemporanee
Per una storia delle poetiche e dei poeti italiani
vista dagli States
L'antologia curata da Luigi Ballerini e Beppe Cavatorta, Those Who from Afar Look Like Flies: An Anthology of Italian Poetry from Pasolini to the Present ,Tome I, 1956–1975, (University Toronto press, 2018), fa parte di una collana di antologie che illustrano, per il mondo anglosassone, la poesia italiana dalle origini ai giorni nostri.
Il piano dell'opera della bella collana, inserita nell'ambizioso progetto della Lorenzo Da Ponte Italian Library che ha già pubblicato trentun volumi di classici della cultura italiana, prevede la realizzazione di altri tre volumi e di un secondo tomo sulla poesia del secondo Novecento, dal 1976 al 2010, di cui, con questa opera, si pubblica la prima parte, dal 1956, anno di nascita di Officina e della nozione di sperimentalismo, fino ai testi editi nel 1975.
I due tomi in cui è divisa la poesia italiana del secondo Novecento dovranno dunque essere visti come un’ unica realizzazione, pubblicata, esclusivamente per motivi editoriali, in tempi diversi: ad essere presentate subito ai lettori di lingua anglosassone sono le poesie degli autori attivi nella prima parte del secondo Novecento, gravitanti intorno alla nozione di “poesia di ricerca” in essa storicizzando poeti come Emilio Villa, mentre ad essere successivamente pubblicate saranno quelle della poesia italiana degli altri secoli. La successione dei volumi procederà in modo contrario alla successione temporale: nel 2019 è prevista l’uscita della seconda parte del secondo Novecento, nel 2020 uscirà il primo Novecento e, a seguire, dal 2021 in poi, verranno pubblicate le antologie che comprendono poesia dal Rinascimento all’Ottocento e dalle origini al Rinascimento.
Il difficile e complesso lavoro di curatela editoriale che, da almeno venti anni, Luigi Ballerini sta realizzando e organizzando, si inserisce all'interno di un progetto più ampio di promozione e divulgazione della cultura italiana: a Ballerini va riconosciuto l'indiscusso merito di aver fatto crescere ed allevato molti giovani studiosi che, anche grazie al suo insegnamento ed al suo sostegno morale, ricoprono ora ruoli di rilievo in molte Università americane dedicandosi all'approfondimento della letteratura e dei poeti italiani.
Ben venga dunque questa prima parte che ha il pregio di far conoscere al mondo, i nostri più significativi poeti contemporanei, ripercorrendo, in una ricca introduzione, costellata da un apparato bibliografico ineccepibile, la storia del genere “antologia” che è come dire la storia delle poetiche del secondo Novecento.
Le antologie esaminate da Ballerini in premessa sono tutte quelle che possono definirsi tali poiché si basano su una scelta di testi non tematica e occasionale ma sorretta da una poetica, esplicita o implicita, dei curatori.[1]
Le istruzioni per l'uso di queste Mosche - parvenze che si intravvedono da lontano, come è spiegato nell'introduzione[2] , che “sono alla deriva nel mondo anglosassone” e “la cui presenza onnipotente non è sempre vista con simpatia” - sono quelle di una “degustazione” e di una “esplorazione” pensata per un vasto pubblico non specialistico, estraneo alle frequentazioni della poesia contemporanea.
A questo pubblico si propone una selezione la cui centralità nel panorama poetico italiano, per il contributo dato al costante rinnovamento linguistico, è nota da tempo agli specialisti, fornendo inoltre una complessa segnaletica che orienti nella lettura e spieghi il perché della riproposizione di alcuni autori antologizzati.
Così le introduzioni che accompagnano le diverse collocazioni degli autori nelle singole sezioni legittimano e documentano, con riferimenti a testi e saggi, l'appartenenza del singolo poeta alle varie sezioni: quanto più un poeta è stato dentro alla storia del suo tempo, modificando la sua scrittura, tanto più i suoi testi vengono antologizzati.
Emblematica, in tal senso la presenza di autori come Pagliarani e Villa che compaiono più volte in virtù dell’evoluzione della loro poesia e quella di autori come Bigongiari e Luzi che, leggiamo, saranno presenti, accanto a scrittori esordienti, nel secondo tomo in virtù di versi oramai liberati del tutto dalle suggestioni ermetiche.
Traspare nell'architettura del volume la ben riuscita intenzione di produrre, attraverso l'antologia, e intorno all’ampia nozione di ricerca che viene retrodatata fino a giungere a Villa (prevediamo intorno a questa inclusione il ritorno della antica polemica su epigoni e anticipatori) una sorta di storia della poesia e delle poetiche in uno dei periodi più complessi e contraddittori della storia italiana.
Procedere per inclusioni ed esclusioni, affermare i propri intenti che spesso non coincidono con quelli dei curatori di altre antologie, non è semplice, data la diversità dei contesti e degli ambienti in cui i curatori agiscono e la prospettiva anche linguistica dalla quale essi osservano il panorama letterario (e la prospettiva per chi guarda da lontano, in questo caso da un altro continente e da un'altra lingua, può essere, com'è, una prospettiva di certo più ampia di quella solamente italiana).
La decisone metodologica di indagare la poesia di ricerca fino a circa la metà di questo decennio, potrà aprire, credo, un ulteriore dibattito su autori viventi che siano stati esclusi o compresi - sono annunciati nell'introduzione, fra gli altri, i nomi di Anedda, Baino, Muzzioli, Ottonieri, Valduga e Ventroni, mentre non sono indicati, ad esempio, i nomi di Lo Russo, Lubrano, Riviello, Voce.
Giacché ogni lavoro di definizione storica – questa appare l’ambizione dell’antologia – è frutto di lunga e sofferta elaborazione, vorrei suggerire, a margine, a Luigi Ballerini e a Beppe Cavatorta di conservare, per gli storici del futuro, le varie redazioni dei files e la copia dei manoscritti e della corrispondenza, a testimonianza dei dubbi, delle incertezze e degli eventuali ripensamenti avvenuti in corso d’opera[3], testo nel testo, cronistoria materiale di un'opera che, con la sua militante sovraesposizione, aprirà, senza dubbio, nei prossimi mesi, un intenso dibattito.
Those Who from Afar Look Like Flies:An Anthology of Italian Poetry from Pasolini to the Present ,Tome I, 1956–1975 a cura di Luigi Ballerini e Beppe Cavatorta, University Toronto press, 2018, pp.2051
[1] Sono così ripercorse impostazioni e definizioni di Poesia Italiana del Novecento (a cura di Edorado Sanguineti), di Poesia Italiana del Novecento (a cura di Pier Vincenzo Mengaldo), di Poesia Italiana del Novecento (a cura di Ermanno Krumm e Tiziano Rossi), di Poesia e realtà (a cura di Giancarlo Maiorino), di Poeti italiani del secondo Novecento (a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi), del Manuale di poesia sperimentale (a cura di Giuliani e Pagliarani), del Pubblico della poesia (a cura di Berardinelli e Cordelli), della Parola innamorata (a cura di Pontiggia e Di Mauro), di Poesia degli anni Settanta (a cura di Porta), di Poesia italiana oggi e Poesia italiana della contraddizione (a cura di Mario Lunetta) fino ad arrivare al Pensiero dominante (a cura di Franco Loi e Davide Rondoni), a Parola Plurale (a cura di Giancarlo Alfano, Alessandro Baldacci, Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Massimiliano Manganelli, Raffaella Scarpa, Fabio Zinelli e Paolo Zublena), a Poesia del Novecento italiano (a cura di Niva Lorenzini), alla Antologia della poesia italiana contemporanea (a cura di Ciro Vitiello) e a Dopo la lirica (a cura di Enrico Testa).
[2]“ Bizarre as it may sound at first, the title for the present chrestomathy comes from a tale by Jose Luis Borges in which the Argentine author tells of a Chinese encyclopedia, The Celestial Emporium of Benevolent Knowledge. In it, the animal kingdom is divided as follows: “(a) those that belong to the Emperor, (b) embalmed ones, (c) those that are trained, (d) suckling pigs, (e) mermaids, (f) fabulous ones, (g) stray dogs, (h) those that are included in this classification, (i) those that tremble as if they were mad, (j) innumerable ones, (k) those drawn with a very fine camel’s-hair brush, (l) others, (m) those that have just broken a flower vase, (n) those that at a distance resemble flies.”
[3] Ad esempio, le tre diverse redazioni del Manuale di poesia sperimentale di Giuseppe Guglielmi e Elio Pagliarani conservate nel Fondo Elio Pagliarani esibiscono, con gli appunti e le cancellature di autori e di sezioni, quanto sia laborioso e difficile, anche per gli intellettuali più avveduti e rigorosi, il sintetizzare e il fissare, in un colpo d'occhio, qualsiasi scena poetica e letteraria.